Il progetto curato da Open Project interpreta le nuove esigenze della socialità tra universitari.
Se sei di Bologna hai un attaccamento alla tua bella città che è diverso rispetto a quello che si incontra negli italiani affezionati al posto in cui sono nati; ne parli con la fierezza di chi sa che vivere è un gran caos dove si incontrano il lavoro, tanto e da fare senza troppe domande sul come e il perché, e il piacere, che possibilmente dev’essere un po’ di più. Hai un’attitudine giocosa, agevolata dalle sue strade e dai portici, tra i più dolci e continui mai disposti in fila; dal centro storico, che conta i secoli tra le pietre delle chiese, le volte dei palazzi nobiliari e le torri che si inchinano al passaggio, intatto e in costante attualizzazione; c’è tanta politica, rossa e resistente, e c’è la natura, morbida, con i colli intorno dove andare a far festa dopo i comizi o a prender fresco in estate. E poi c’è l’università, la prima al mondo per fondazione, che tra le molte implicazioni ha in sé quella di portare un ricambio generazionale costante e un afflusso di giovani che un po’ fa da elisir allo spirito e un po’ è un tema urbano e urbanistico in fieri.
Il nuovo studentato Laude Living Bologna gestito dal gruppo Beyoo che ormai è una forza riconosciuta nell’housing per matricole e senior, firmato da Open Project e realizzato a partire da un concept sviluppato insieme ai britannici TP Bennett, lo interpreta in prospettiva e, mentre da un lato si focalizza sulle necessità abitative dei vent’anni, dall’altro interpreta quelle componenti sociali e social che sono la colonna portante delle relazioni di oggi e, possibilmente, di domani. Il quartiere scelto è quello della Bolognina, una zona appena adiacente al centro e a ridosso della stazione ferroviaria; l’ex area operaia, che nell’Ottocento, prima dei bombardamenti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale era fitta di palazzine neorinascimentali e che, dagli anni Cinquanta a oggi si è un po’ spersonalizzata per far spazio ad architetture meno in armonia tra loro e più funzionali alle esigenze del boom economico.
L’edificio, che riqualifica un’area preesistente e aggiunge nuovi moduli, si eleva per sedici piani fuori terra e ne conta uno interrato. Dalla parte bassa di forma trapezoidale che fa da base alla residenza e apre su una corte che è il cuore dello studentato, svetta una torre di quindici piani in cui si trovano sia gli alloggi privati sia gli spazi comuni. La sua facciata risulta scandita da un alternarsi di linee pure date dalle parti finestrate che si susseguono con quelle cieche e si armonizza con l’ambiente circostante, pur staccandolo in altezza, grazie alla scelta di una palette cromatica di toni neutri caldi e accenti appena terrosi. Se Laude Living vuole chiaramente istituire un rapporto quasi amoroso con il panorama di tetti, di mattoni, di vie e viuzze da una parte e di campagna dall’altra, su cui si affaccia e da cui vuole essere ammirato, allo stesso modo definisce uno standard nel convivere. Al suo interno ci sono sì gli appartamenti privati, completamente autonomi, in cui ritagliare il proprio spazio, ma anche molte e diverse possibilità di condivisione: una biblioteca e un’area studio, la lounge, la caffetteria, una palestra, le lavanderie, la zona per la ricezione della posta e uno spazio verde – immancabili le rastrelliere per la mobilità dolce delle biciclette, mezzo di trasporto preferito dagli abitanti della Rossa.
“Questo progetto supera l’idea precostituita di uno spazio dormitorio, è al contrario un luogo di condivisione, di studio collaborativo, ma anche un posto che favorisce lo svago, la creatività. Questi aspetti sono centrali nel processo di formazione delle ragazze e dei ragazzi, così come è determinante imparare a creare relazioni con gli altri, riuscire a condividere la propria visione del futuro, perché è proprio dal confronto che formiamo la nostra identità”, afferma Maurizio Piolanti, presidente di Open Project. A lui fa eco il socio Francesco Conserva, che sottolinea come "lo student housing diventa attrattore di talenti e fautore di fermenti creativi e imprenditoriali, punto di svolta della promozione culturale e dello sviluppo territoriale tout court, un elemento che è fondamentale non solo perché forma i professionisti di domani ma anche perché definisce i cittadini di oggi".
Un ulteriore collante tra questi ideali e la quotidianità, è l’interior design, che qui gioca un ruolo principe. In netto contrasto rispetto al rigore educato dell’esterno, le diverse parti di questo grande contenitore si accendono ora di tinte pop in colour block giallo, blu, rosa e verde, ora di grandi lettering grafici in forma di murales, per amalgamarsi a uno stile industrial curato dalla storica Cesare Roversi e rivisto in chiave contemporanea, più morbido e anche quest’ultimo con qualche nota cromatica in più, per accogliere le diversità etniche che da sempre, e ancora, si fonderanno nella dotta Bologna.