Open Project è uno studio bolognese, fondato nel 1984, con un approccio multidisciplinare ai progetti di architettura e ingegneria. Il loro lavoro si concentra principalmente su spazi di lavoro, uffici e centri di produzione: progetti molto diversi tra loro ma, allo stesso tempo, con elementi comuni come l'importanza della centralità dell’essere umano, del benessere e della bellezza. Li abbiamo intervistati per saperne di più sul loro metodo progettuale innovativo e per riflettere insieme su un futuro post-pandemia.
Il tuo studio è noto per la creazione di ambienti di lavoro sempre incentrati sull’elemento umano. Come nascono i progetti? Qual è il rapporto con il cliente? Il rapporto con il cliente è molto stretto e definito nelle prime fasi della progettazione. Lo spazio di lavoro deve rappresentare chi lo occupa e adattarsi alle esigenze attuali e future. La progettazione dello spazio è fatta su misura per ciascuno dei nostri clienti.
Un esempio riuscito di dialogo precoce con il cliente è il progetto Bonfiglioli, una fabbrica e un nuovo edificio per uffici. Qui abbiamo potuto interpretare il valore del brand del cliente nello spazio creando spazi di lavoro flessibili e innovativi. La struttura, inaugurata nell'ottobre 2021 mentre l’Italia continuava ad affrontare limitazioni all'occupazione a causa del Covid, ha potuto adeguarsi rapidamente alle nuove restrizioni e normative di sicurezza che la pandemia ha generato.
Altro esempio significativo è la progettazione dell'impianto produttivo TeaPak, multinazionale che miscela, produce e confeziona tisane per l’intero mercato europeo delle tisane. In questo caso, dalla facciata dell'edificio si legge il precoce legame con il cliente e la comprensione dell’identità dell'azienda. I colori della fabbrica e la sua grafica rispecchiano i fiori e i profumi tipici utilizzati nei loro prodotti.
Come conciliare la grande attenzione ai bisogni delle persone con esigenze estetiche, logistiche e tecniche? L’attenzione alle esigenze degli utenti è fortemente legata alle esigenze estetiche, logistiche e tecniche di uno spazio. Uno spazio ben progettato in cui l'utente è il catalizzatore del concept progettuale, incide notevolmente sul benessere di chi lo occupa.
Tutti questi aspetti sono fortemente legati nei nostri progetti di space planning, dove lo spazio di lavoro diventa ibrido e fluido, arredi colorati e accoglienti ricordano un ambiente domestico. Preferiamo materiali sostenibili e sanificabili. Siamo sempre consapevoli di un’importante caratteristica tecnologica: i prodotti sono connessi e quindi flessibili alle diverse funzioni, un punto chiave che si riflette analogamente anche nei nostri progetti di progettazione architettonica.
La tecnologia svolgerà un ruolo importante nel supportare l'uso e la qualità ambientale degli spazi interni. I prodotti connessi grazie all’uso dell’IoT potranno attuare una collaborazione attiva tra gli utenti anche quando non si trovano fisicamente nello stesso luogo e contribuiranno a monitorare la qualità e il comfort di diverse aree all’interno dello spazio ufficio: come la qualità dell’aria, l’uso dell'illuminazione e consumo di energia. Per questo Open Project ha creato Open Twin, un brand la cui mission è accompagnare il processo di digitalizzazione degli immobili e integrare le apparecchiature di sensoristica all’interno dei layout architettonici, HVAC e di interior design.
Il distanziamento sociale ha decisamente cambiato il modo in cui viviamo lo spazio. In che modo ha influenzato il tuo modo di progettare? E cosa resterà di questa possibile nuova pratica? L’avvento della pandemia ha posto un focus importante sullo spazio di lavoro. Gli spazi di lavoro fisici sono stati infatti immediatamente messi in discussione quando il lavoro a distanza era chiaramente l’unica opzione per mantenere le aziende e i lavoratori al sicuro e prosperi. Quello che capiamo è che abbiamo ancora bisogno di uffici per i collegamenti e per gli strati sociali. Questa funzione rivista che attribuiamo allo spazio di lavoro necessita sicuramente di una revisione del design. Ci impegneremo a progettare spazi che favoriscano la socialità e le relazioni umane, spazi informali in cui lavorare ma anche postazioni di lavoro diverse in base alle esigenze lavorative quotidiane: luoghi silenziosi di concentrazione, luoghi di interazione a distanza con colleghi lontani, ecc. Un aspetto importante che noi dovrà tenere conto della dislocazione dello spazio di lavoro all'interno dello spazio urbano. Possiamo immaginare postazioni di lavoro in musei, stazioni ferroviarie, biblioteche, ecc. Favorendo una visione sempre più flessibile dello spazio di lavoro e sempre più legata alle esigenze specifiche dell’utente e alle esigenze complessive dell'azienda.
Come vede il futuro dell’ufficio in relazione alla crescente diffusione dello smart working? La pandemia ha generato una serie di riflessioni in merito allo spazio di lavoro: da un lato ha imposto un adattamento culturale al lavoro a distanza anche a chi non era preparato, dall’altro ha fatto capire l’importanza che genera la socialità e l’importanza della qualità degli spazi in cui operiamo. Il mix tra lavoro a distanza ed essere in una postazione di lavoro fissa in ufficio, così come la combinazione tra spazi formali e informali troveranno un nuovo equilibrio su misura per ogni utente.
L’obiettivo fondamentale degli uffici che progettiamo oggi per domani è mettere al centro l’esperienza del dipendente puntando sulla qualità dello spazio e creando uno spazio fluido e ibrido che si adatti rapidamente ai cambiamenti.